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Domenica, Ottobre 06, 2024

La Storia

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La storia di questa proprietà affonda le sue radici nella storia della stessa città di Pistoia. Infatti la villa - con relativo podere e casa colonica - prima di essere acquistata nel 1846 da Luigi Pacinotti, padre dello scienziato Antonio, appartenne ad un'altra famiglia che ha dato lustro alla città di Pistoia: i Tronci, rinomati costruttori di organi, a cui, tra l'altro, è dovuta la costruzione dell'organo della Cattedrale di Pistoia.

Organo della Cattedrale, di Luigi e Benedetto Tronci, 1793

La notorietà degli organi costruiti da questa famiglia si è diffusa ben oltre i confini nazionali: visitatori provenienti da terre lontane come il Giappone vengono a Pistoia attratti dalla fama di questi Organi.

Nella villa sono tuttora presenti testimonianze riconducibili alla famiglia Tronci: un fortepiano risalente agli anni 1820-25 ed un monumentale trucco, antico gioco simile al biliardo, nel salone al primo piano. Di tale trucco è fatta menzione in un inventario degli arredi presenti in villa nel 1792.

Il legame tra i Pacinotti ed i Tronci non si limita però alla compravendita della villa: il cognato di Luigi Pacinotti, Nicomede Agati, rappresenta l'ultimo esponente di un'altra famiglia pistoiese famosa per la costruzione di organi, originariamente in concorrenza con i Tronci. Nel 1883 le due ditte si fusero, dando vita alla ditta Agati-Tronci, che estese il proprio mercato ben oltre i confini dellaToscana.

I Tronci non furono però i primi proprietari della Villa: come testimonia l'atto di acquisto sottoscritto da Padre Giuseppe Tronci nel 1754, l'intera proprietà apparteneva ad un'altra famiglia storica di Pistoia, i Cellesi: un nobile casato, le cui origini risalgono al Medioevo, i cui membri, alla fine del XVI secolo, dettero inizio ad una discendenza di Balì (Governatore) dell'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Il Palazzo Panciatichi, sito in prossimità della piazza del Duomo, divenne in quell'epoca di proprietà dei membri della famiglia Cellesi insigniti del titolo di Balì: da qui il nome con cui ancora oggi è noto il Palazzo Pancitichi, ovvero Palazzo del Balì.

 

 

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